2° – La solitudine del vuoto interiore
Se il mio guscio interiore non è vuoto, ma strapieno, ricolmo e identificato con le più assurde insulsaggini, non sarò mai più un essere umano, bensì un automa, una macchina. Ciò che ci appare così terribile, la solitudine del vuoto interiore, è invece preghiera, meditazione, energia vitale.
Essendo stati così precocemente allontanati da quel contesto interiore, non riusciamo più a riconoscerlo come naturale e lo temiamo. Se invece sapessimo che è sufficiente un leggero e fugace ambientamento, per adattarsi, entrare, uscire e trarne innumerevoli vantaggi e benefici, come la certezza di comportamenti più tolleranti e consoni alle circostanze, ne saremmo oltremodo sorpresi. Oppure delusi e dispiaciuti per tutti quei poveri illusi, onestamente convinti di percorrere una via di pace. Mentre è palese, è sotto gli occhi di tutti, non sopportano nemmeno un povero affamato, indigente, bisognoso, un nullatenente.